Ultimamente, essendo al sesto mese di gravidanza, sono molto interessata a questo argomento e mi sto documentando leggendo svariati testi e partecipando ad alcuni gruppi di ascolto tra mamme . Ho deciso di riassumere in questo post alcuni punti salienti di questo argomento sempre attuale, per condividerlo con chi ha più di un bimbo o è in attesa del secondo come me.
Innanzitutto è importante premettere che il bimbo per quanto piccolo(da un anno e mezzo in su) riece a percepire la presenza della gravidanza ancora prima che gli venga annunciata; in quanto il bambino riesce a leggere tra le righe, ad intravedere nei comportamenti di tutti i giorni della mamma e del papà dei piccoli quasi impercettibili cambiamenti che avvengono per via del nuovo evento. Quindi già da quel momento inizia in lui una sorta di "preoccupazione"per difendere il suo posto all'interno della famiglia. E' importante che sin da quando la gravidanza comincia ad essere evidente il primogenito sia informato della notizia e se da un lato è giusto fargli capire che è un evento gioioso, dall'altro è bene non dargli troppa importanza per non sconvolgere le abitudini e la vita del bimbo. Egli dovrà compiere un grosso sforzo per imparare da questo momento e in particolar modo dall'arrivo a casa del nuovo nato,per fidarsi del fatto che la mamma e il papà lo ameranno lo stesso e allo stesso modo. Per il bambino dai 2 ai 4 anni di età la mamma rappresenta "la più bella del mondo" (e per la femminuccia il papà è "il più forte del mondo") e quindi quando gli si presenterà davanti lo spettacolo della mamma con in braccio il neonato in uno stato di estrema premura e fusione con quell'esserino, capirà presto che per lui o lei l'esclusività è ormai finita. Nulla sarà più come prima ormai e quindi dovrà comipere un enorme sforzo per attuare questo processo di adattamento. Avrà l'impressione come di perdere qualcosa e questo si esprimerà in sentimenti di rivalità, invidia e gelosia, a seconda del temperamento del bambino. Ogni bimbo esprimerà a suo modo la rabbia (c'è anche quel bimbo che non sarà in grado di esprimerla e la reprimerà) e il nostro compito è quello di insegnare a gestirla e ad accettare questo momento di adattabilità.
Il bimbo potrà diventare molto arrabbiato e "capriccioso", sia con il nuovo arrivato che con la mamma che non lo porrà più al centro della sua attenzione; al contrario qulache bimbo (soprattutto le femmine)potrà essere addirittura spaventato dalla propria rabbia tanto che manifesterà un atteggiamento iperprotettivo nei confronti del piccolino, anche se interiormente avrà una forte rabbia che noi genitori dovremo aiutare ad esprimere cercando di eliminare questa scissione che si è venuta a creare tra il mondo interno ed esterno del primogenito. Una terza categoria di bambini ( forse la più difficile da seguire a livello psicologico ed educativo) rappresenta quei primogeniti che si isolano in un mondo tutto loro, si chiudono progressivamente, noi dovremo stare molto attenti a non escluderli cercando sin da subito di coinvolgerli moltissimo nella vita familiare.
Inoltre sarà normale che il primogenito svilluppi alcuni atteggiamenti regressivi (come tornare a farsi la pipì addosso, o volere il biberon, o richiedere il ciuccio, o svegliarsi la notte ecc.)che noi genitori dovremo cercare di comprendere con molta sensibilità e amore.
Insomma è inevitabile per il primo una delusione che in qulche modo lo porterà ad avere l'impressione di andare in pezzi, di non sentirsi più contenuto, integrato; non bisognerà soprendersi se avrà voglia di sbarazzarsi di quel traditore che è il bebè. Egli si chiederà se noi gli vogliamo bene come prima, e spetta noi il compito di rispondere ogni momento a questa domanda coi nostri gesti, con la nostra protezione ed il nostro amore cercando sin dall'inizio di gestire questa rivalità facendo in modo che ognuno all'interno della famiglia abbia il proprio spazio, il proprio territorio, di cui ognuno deve rispettare i limiti.
D'altra parte la situazione non è più semplice per il secondo, in quanto prima che compia un anno si renderà sicuramente conto dell'ostilità del più grande. Mentre lui sogna di giocare con il più grande e lo ammira e imita in tutto viene spesso respinto nel suo posto di piccolo. Ciò farà scaturire in lui domande come "chi sono io in questa famiglia?""che posto occupo?"Per rassicurarsi provocherà il fratello o la sorella maggiore cercando di metterlo alle strette: un modo questo anche per verificare il comportamento dei genitori, che a questo punto dovranno cercare di aiutare ad esprimere le ambivalenze, rispettando le dinamiche tra fratelli, intervenendo solo per proteggere l'uno e l'altro, senza mai favorire sempre uno solo. I genitori dovranno tenere sempre la distanza giusta, predisponendo un territorio per il più piccolo che farà forse fatica rispetto al primogenito a delimitarlo, ma nel contempo a non diventare pedine del gioco del più giovane per "spodestare"il più grande. Occorre quindi trovare un equilibrio, senza fare alleanza sempre con lo stesso figlio.
Vi invito a leggere:
-Il bambino da 0 a 6 anni di P.Leach
-Fratelli e sorelle. Una malattia d'amore di M.Rufo
-La gelosia tra fratelli di R. Scalisi
-Aspetto un fratellino di Marianne Vilcoq
-Per sempre di J.B. Boronian
-Nella pancia della mamma di T. Robberecht
2 commenti:
Ciao Vale come state tu la patatona Anastasia e la patatina in arrivo hai poi deciso il nome?
Un grande in bocca al lupo ed un abbraccio
chicca
ciaooo sapessi io da figlia unica che pomeriggi strascorsi sull'argomento! alla fine però è tutta esperienza sul campo! una cosa però l'ho sempre presa come un obbligo morare di mamma plurima: mai MAI e dico mai fare differenze di sorta tra i propri figli..sembrerebbe la scoperta dell'acqua calda, ma l'attenzione deve essere sempre vigile..i bambini percepiscono più di quello che noi grandi diamo distrattamente per scontato! baci
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